MAHKSC TEATRO
19 Marzo – 19.30
L’ultima volta che mi sono suicidato

di e con Claudio Morici
Guest: Giulio Valentini

Aperitivo con food&drinks dalle 19.30 alle 20.30
Spettacolo alle 20.30
25 euro

“Roma, 2089. Un anziano rimpiange i vecchi tempi: “Ce bastava uno smartphone, un social network, Oggi questi che c’hanno?”.
Suo nipote 
Robertino, infatti, è il tipico adolescente del 2089 ossessionato dalla telepatia, che si teletrasporta anche a tavola.
Benvenuti in “L’ultima 
volta che mi sono suicidato”, un reading corale ambientato tra 70 anni.

Attraverso messaggi in segreteria telepatica, outing di sessualità 3.0 e apericena in Zambia, scoprirete un assurdo mondo futuro, non poi così lontano dal nostro. Dove l’amore è diverso, ma sempre drammaticamente incomprensibile.

SI RIDE E SI RIDE TANTO!
Trailer clicca qui.

“Claudio Morici ci ha rassicurato. È possibile assistere a spettacolo divertente a teatro. Non una “cruda denuncia contro”, nemmeno una “coraggiosa rivisitazione di” o uno “spietato ritratto del”. Non intendiamo “divertente” nel senso che si paga una cifra da ristorante stellato per vedere un comico della tv che racconta della moglie bisbetica all’Ikea o delle vessazioni di Equitalia. No, era proprio uno spettacolo divertente a teatro. Anzi, un reading. Un reading intitolato “L’ultima volta che mi sono suicidato”.
Siamo nel 2089. I ragazzi nati intorno agli anni duemila – i millenials! I nativi digitali! – sono ormai vecchietti nostalgici trattati con sufficienza dai nipoti. D’altronde WhatsApp e Facebook sono preistoria, adesso ci si parla solo su “Telepatia”, l’applicazione che permettere di leggere i pensieri a vicenda. Anche viaggiare è diventato più semplice alle soglie del ventiduesimo secolo. I nuovi giovani non hanno neanche più bisogno di Ryanair e affini, grazie a “Teletrasporto” infatti si può andare da Roma a Bangkok risparmiandosi sia le ore di aereo sia la canzone di Baby K, lusso non da poco.
Certo, al netto del divertissement, questo giocare a immaginare i social del futuro non implica comunque una riflessione sociale? Cambiano le tecnologie ma l’incomunicabilità fra i sessi rimane, il gap generazionale non si appiana, il “si stava meglio quando si stava peggio” è sempre florido e le gerarchie di popolarità fra adolescenti non si smuovono di un millimetro (ah, per inciso, possono anche passare i secoli e forse pure i millenni, ma se quella a cui ti sei dichiarato manda a parlarti la migliore amica, sai benissimo che andrà a finire in tragedia).
Fortunatamente, buon ritmo e amore per il surreale non trasformano questo spettacolo in una lezione sui rapporti umani. Si ride, a volte per una riflessione intelligente, a volte per una battuta leggera. Ci si appassiona anche alle vicende sentimentali dello sconclusionato Robertino, teenager del futuro. Dato più preoccupante, s’inizia già a entrare in empatia con le disavventure di suo nonno, mettendo così le mani avanti con quasi cent’anni d’anticipo sulla propria inadeguatezza generazionale. Alla fine ci si domanda pure se, da nativi, ci trasformeremo in retrivi digitali. Ma quando le luci si abbassano e lo spettacolo termina tra gli applausi, la riflessione lascia spazio al senso di benessere nell’aver assistito a “uno spettacolo divertente, stasera, a teatro”.
Tratto da recensito.net

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