MAHKSC TEATRO
13 Gennaio – 19.30

PESSOA ESOTERICO
Oroscopo di parole per eteronomi con tasso poetico accertato superiore a 0,5.
Di Fernando Pessoa
con Giulio Valentini
Musica dal vivo di Ashti Abdo 

Prenota ora / Book Now

Aperitivo con food&drinks dalle 19.30 alle 20.30
Spettacolo alle 20.30
20 euro

“Roma, Università “La Sapienza”, 23 novembre di tanto tempo fa, qualche ora prima del colpo a salve del mezzodì tanto caro al Pontefice Pio. 

Mi siedo. L’aula è fredda come una yurta vuota nel cuore della notte siberiana.

Davanti a me Silvano Peloso, professore emerito di Letteratura Portoghese ha lo sguardo tronfio di chi è in vena di presentazioni importanti. Si scosta, una macchia di fumo intorno a degli esili occhiali di corteccia nera che esitano un istante, un istante, un istante… che dura diversi giri di pupille e poi quando meno te lo aspetti eccolo lì, con il sorriso geometrico, fare un passo avanti: buongiorno Fernando Pessoa!”

Nasce nel 1888 a Lisbona al quarto piano di un edificio davanti al Teatro Nacional de São Carlos alle 15:20 del 13 giugno e muore per problemi epatici all’età di 47 anni nella stessa città dov’era nato. In mezzo la magia di una vita.

Čechov diceva che nei certificati di nascita è scritto dove e quando un uomo viene al mondo, ma non vi è specificato il motivo e lo scopo.

Lo scopo di Pessoa è scritto nel suo segno zodiacale: gemelli. 

Chi se non un gemelli poteva inventare gli eteronimi? Scaglie di personalità che si staccano dal fusto e d’un tratto cominciano a camminare sulle proprie gambe.  “La mia anima è una misteriosa orchestra: non so quali strumenti suoni e strida dentro di me: corde e arpe, timpani e tamburi. Mi conosco come una sinfonia”, scrive Pessoa.

Una sinfonia, la poesia di Pessoa, poggiata sul comodino di una vita anonima; una sinfonia la poesia di Pessoa, tutta proiettata a far risuonare i mille angoli di un mondo interno, voci al di sopra del tempo e dello spazio, le tante dita di una mano che tocca il mondo. 

Le ultime parole che Pessoa disse prima di morire furono: “De-me os meus óculos!”, “datemi i miei occhiali”. Essendo molto miope, aveva paura di non riconoscere Dio tra i suoi eteronimi.  

Giulio Valentini è “una pianta erbacea, unica nel suo genere (fortunatamente) venuta su per caso nei pressi di qualche tomba etrusca, non tanto distante da Roma, il 13 luglio del 1972 o giù di lì. Presenta una radice avventizia, una laurea in Lettere con il massimo dei nodi alla Sapienza di Roma e un master in Copywriting al Politecnico di Milano, un fusto ciondolante, con biforcazioni ramose-bracciose-gambose e altezza che può raggiungere anche i due metri (al momento 1,84). Con la casa editrice Il Filo, nel 2005, ha pubblicato il raccolto di racconti Supplizi, Supplì e Metempsicosi prima di bruciare ogni suo seme.

Come regista in erba e veget-attore, ha realizzato spettacoli presenti nei circuiti del teatro di ricerca italiani e internazionali, tra gli altri: “Come La Pioggia Cade Ridendo” (Premio RomaNatura 2010); “Confessioni di un Uomo Ponte Professionista” (Finalista Festival CortoTeatro di Ancona 2011); “Ella – Lugar que Lleve Dentro”, spettacolo in lingua spagnola e portoghese che ha debuttato al Teatro La Vilella di Barcellona nel giugno 2014 e ha avuto poi diverse repliche in Brasile; “Pensavo Fosse Amore Invece Avevi il Gatto” e “Come Giulio Cesare”. Ha contribuito a semina e coltivazione deI Festival letterario “Janus Liber” e di quello musicale “Handpan Festival”. Prova gusto ad farla fuori dal vaso sempre in cerca di nuove aiuole creative. Ogni tanto pensa che, prima o poi, la pianterà”. 

Ashti Abdo, cantante, autore e polistrumentista curdo, è originario di Afrin, vicino ad Aleppo, in Siria. La musica fa parte della sua vita da sempre: da bambino lo appassionano i suoni della natura dei dintorni di Afrin e, dalle colline affacciate sul suo villaggio, ascolta affascinato le storie degli anziani che cantano la sua terra. Inizia giovanissimo a cantare per fare addormentare la sorellina e a suonare lo strumento tipico curdo, il tembûr (saz). Entra a far parte dei Domo Emigrantes nel 2012 arricchendo la formazione di colori e atmosfere tipici della tradizione mediorientale e svolgendo con questo gruppo un’intensa attività concertistica sia in Italia che all’estero. 

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